La Missione Salesiana di Kami copre un'area geografica molto vasta, di 910 kmq, nel dipartimento di Cochabamba in Bolivia. Tale zona è costituita da un labirinto di montagne che vanno dai 3000 ai 4600 metri. La stessa Kami, un accampamento sorto vicino ad una miniera, si trova sulle pendici di un monte a 4000 metri di quota.
A Kami, e nel centinaio di comunità campesine che la circondano, vivono circa 20 mila persone appartenenti alle etnie Quechua, discendenti degli antichi Incas, e Aymara, di origine pre-incaica.
La popolazione si divide in 2 gruppi ben distinti: i mineros
e i campesinos.
I mineros si sono trasferiti a Kami dalle campagne, per lavorare all’estrazione di tungsteno, stagno e zinco. La risorsa principale è il tungsteno, qui chiamato wolfram, che oggi non viene più usato per i filamenti delle lampadine, ma per il rivestimento di lamiere e proiettili, al posto dell’uranio impoverito.
I mineros lavorano in piccoli gruppi di 3-4 persone e ciascuno scava la propria galleria con macchinari rudimentali e senza misure di protezione. Questa situazione provoca molte morti accidentali e una vita media comunque breve, a causa della silicosi e di altre malattie polmonari. La popolazione di Kami, dove si vive in precarie baracche di mattoni con tetti di lamiera, aumenta fino a 10 mila persone o diminuisce a 2-3 mila in base alle variazioni del prezzo del minerale.
Il secondo gruppo è costituito dai campesinos che
vivono invece in piccole, poverissime, comunità isolate,
sparse su un vasto territorio. Coltivano patate, orzo, avena
e legumi, con sistemi ancora primitivi, e allevano pecore e
lama. A differenza dei mineros, che hanno ormai assorbito
aspetti della cultura occidentale, i campesinos sono
maggiormente legati alle tradizioni andine e conservano
ancora una forte identità culturale.
Nel 1977, in questa difficile realtà, arriva un piccolo
gruppo di missionari salesiani. Nel corso di 40 anni,
insieme a persone del posto, con l’aiuto di tantissimi
volontari e di O.N.G come Missioni Don Bosco e COOPI, sono
stati avviati e consolidati vari progetti.
Questo anche grazie al sostegno a distanza di tipo economico, logistico e tecnico, di tanti amici che, dall’Italia, hanno dato una mano alla Missione.
L’obiettivo dei progetti non è solo migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, ma soprattutto renderla in grado di proseguire autonomamente il proprio sviluppo.
La comunità salesiana è attuamente composta
da padre Serafino Chiesa, padre Michelangelo Aimar, padre
Tomas Mamani e dal seminarista Alvaro Condori.
Nome: Serafino Chiesa
Data di nascita: 10 febbraio 1949
Luogo di nascita: Santo Stefano Roero (CN)
Data dell'ordinazione: 10 settembre 1977
Terra di missione: Kami, Bolivia
Sono nato a Santo Stefano Roero, in provincia di Cuneo, il
sesto di dieci figli (5 maschi e 5 femmine). Mia sorella
maggiore è Figlia di Maria Ausiliatrice ed è missionaria in
Uruguay da 49 anni, il maggiore dei miei fratelli invece
compie quest’anno 50 anni di ordinazione sacerdotale di cui
35 vissuti come prete operaio.
Sono partito per la Missione di Kami, sulle montagne della Bolivia, il 2 gennaio 1985, per dare una mano e offrire il mio sostegno a quest’opera così lontana e complicata a causa dell’altitudine (4.000 metri slm). Non ero preparato per partire missionario, ma ho accettato la proposta dei superiori di aprire una piccola finestra sul mondo, una missione tra i poveri … e Kami era il posto giusto! Non potevo dire nient’altro se non che era arrivato il momento per me di non vivere più di chiacchiere, ma di dare finalmente il mio contributo.
Che dai tre anni iniziali ne siano già passati 31, dice solo che Kami non si può abbandonare. Per me è stato un tuffo che mi ha insegnato a nuotare e devo dire che per questo salto dalle Alpi alle Ande mi hanno aiutato i tanti giovani dell’oratorio Agnelli di Torino e la comunità salesiana. Respirare, vivere, lavorare in un ambiente dove per vari mesi c’è fango dappertutto, strade impraticabili dove per rifornirsi è necessario andare nella città più vicina che è a 5 ore di macchina è dura, però penso che tanto lavoro non può essere buttato via, occorre fedeltà. Abbiamo innescato un meccanismo di speranza nel cuore della gente di Kami che non possiamo tradire, dobbiamo dar loro tranquillità fino a che il Signore regala vita e salute.
Avevo scelto come scritta per il mio ricordino di
Ordinazione il brano di Luca 4 che dice: “Lo Spirito del
Signore è su di me: egli mi ha scelto e mi ha inviato per
annunciare ai poveri la buona Notizia, per annunciare ai
prigionieri la libertà, per dare ai ciechi la vista,
rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di
grazia del Signore.”
Oggi, dopo 37 anni di sacerdozio in periferia di Torino e a Kami, comprendo meglio quelle parole che lo Spirito mi aveva ispirato…
La realtà è che sono convinto che il Signore ha fatto di me uno strumento… per il suo Regno e per dire a tante persone che Dio non le abbandona.
La Missione salesiana di Kami è nata l’8 dicembre 1977. I padri salesiani, alcuni boliviani, che si sono succeduti nella guida della Missione, hanno profuso tutte le loro energie spirituali e materiali per rendere più umana e vivibile la vita della gente di Kami, fortemente povera e disagiata.
Le attività sviluppate, prevalentemente nel campo della sanità, dell’educazione e dello sviluppo rappresentano una grossa responsabilità della Missione nei confronti delle comunità e il mio desiderio è proprio quello di migliorare la vita delle famiglie indigene della zona.
La mia vita è sempre stata orientata ad aiutare i giovani a rischio, ho investito molto proprio sui giovani, e ora, a Kami, raccolgo i miei frutti perché abbiamo fatto passi da gigante nell’educazione e nella solidarietà, e i giovani stessi sono coinvolti nel miglioramento del loro futuro. A volte le difficoltà da superare per raggiungere gli obiettivi sono tante, ma questo non ferma il nostro lavoro… e io continuerò a dare la mia vita per questa terra e per questa popolazione.
Intervista: